Una carriera sportiva cominciata da giovanissima e una grande passione per l’atletica leggera. Paola Castaldi ha 20 anni (sopra, foto d’archivio Sesti Pictures) e con un personale di 50,60m nel lancio del martello, da pochi mesi si è trasferita negli Stati Uniti, nel Kansas, per vivere il suo sogno americano tra studio e sport.

Paola è un’atleta eclettica: i lanci nell’atletica leggera ma anche gare di pesistica e qualche nuotata tra un allenamento e l’altro, forte dei suoi anni nel nuoto. Tutte discipline complementari al suo primo amore, l’atletica, che la accompagna da quando aveva appena 10 anni e che, nel tempo, si è trasformata in una vera e propria opportunità per cambiare vita e volare oltreoceano.

L’abbiamo intervistata per comprendere meglio la vita dello studente-atleta, figura stabilmente presente nel sistema americano e che sta lentamente entrando a far parte anche dello scenario italiano.

Cosa ti ha spinta a considerare una carriera da studente-atleta negli Stati Uniti?

Non avevo mai considerato l’opportunità di cambiare vita in questo modo, andare dall’altra parte del mondo non era una mia prerogativa. Poi l’agenzia “College Life Italia” mi ha contattata per offrirmi l’opportunità di vivere da studente-atleta negli USA. Loro tengono d’occhio le classifiche e le graduatorie dei vari sport e se vedono qualcuno di interessante, lo contattano per fare presente l’opportunità di avere una borsa di studio negli Stati Uniti in cambio del tuo impegno sportivo.

Da lì piano piano ho cominciato a considerare questa opzione e a incuriosirmi: poteva essere un’occasione per migliorare in diversi aspetti tra cui lo sport e la lingua. Mi sono messa a contare sulle dita le opportunità che avrei potuto cogliere e mi sono convinta.

Dal momento in cui decidi di partecipare, ricevi delle offerte dalle università che sono interessate ad averti nel proprio team. Io ho scelto la Washburn University a Topeka in Kansas, perché era la più vantaggiosa in termini di borsa di studio ed esperienza. Spesso le borse coprono la maggior parte della spesa, comprendono tutti i materiali per allenarsi e studiare, in più nella mia ci sono anche vitto e alloggio nel campus e la maggior parte delle tasse universitarie. Tra poco comincerò le lezioni di Kinesiology (Chinesiologia). In Italia avevo iniziato un’università telematica di Scienze Motorie, per coprire il primo anno prima di partire. Alcuni degli esami che ho dato sono stati presi in considerazione anche negli States, perciò tutto di guadagnato.

Come è l’atmosfera fuori e dentro al campo?

Il sistema è proprio diverso. Ti spingono sempre a dare il meglio, in qualsiasi ambito, che sia nello sport o a scuola. C’è sempre qualcuno che ti motiva e hanno proprio la tendenza a creare dei gruppi coesi e con cui si lavora molto in sintonia. Insomma, in ogni situazione in cui ti cacci, vuoi sempre dare il meglio e rendere sempre di più!

Questa atmosfera è stata ed è tutt’ora molto importante per me soprattutto in questa prima fase: non sono una persona timida ma essere lontana da casa, da sola e con delle difficoltà linguistiche poteva rendere questa esperienza molto più difficile. Questo aspetto mi ha agevolato molto.

Penso che purtroppo in Italia raramente troviamo questo tipo di accoglienza. Essere studente-atleta negli USA è veramente importante, per loro lo sport è un elemento fondamentale della vita accademica e far parte della squadra universitaria significa partecipare ad eventi molto importanti, come ad esempio gli NCAA. Ne va proprio del prestigio dell’Università stessa. Da quando sono arrivata ho cominciato subito ad allenarmi, non ho perso neanche un giorno e mi hanno accolto subito in squadra.

Che ruolo ha avuto il Cus Pro Patria Milano all’interno di questa esperienza?

Sono una studente e atleta per la Washburn University ma continuo ad essere un’atleta italiana. Continuo a gareggiare per la mia università, ma i miei risultati valgono anche nelle classifiche italiane, perciò anche per i Campionati di Società le mie prestazioni negli States portano punti al Cus Pro Patria Milano.

Se il calendario Fidal non cambia, in estate dovrei tornare per partecipare ai CDS e continuerei a contribuire al punteggio per la mia società. Continuiamo a rimanere in contatto tramite tutte le comunicazioni che arrivano a tutti gli atleti e la dirigenza è sempre molto presente per sapere come sta andando, oltre che ai compagni di squadra con cui ci teniamo sempre aggiornati. Non mi sento di aver cambiato squadra nonostante stia gareggiando con un’altra maglia e in un altro continente: questo è un aspetto molto importante.

Quali sono le tue aspettative e obiettivi per questa prima stagione oltreoceano?

Già dopo questi primi tre mesi di allenamento il miglioramento è stato veramente notevole a livello di preparazione. Le misure le vedremo tra un mesetto con le prime gare, però posso già dire che le sedute di allenamento vanno sempre meglio e questo mi sprona a dare sempre di più: ho buone sensazioni per questa stagione.

L’obiettivo sono gli NCAA, un appuntamento veramente importante per l’università ma soprattutto a livello individuale è un evento prestigioso e molto riconosciuto: riuscire a qualificarsi sarebbe un ottimo traguardo. Per quanto riguarda il campionato di casa, ho intenzione di partecipare ai Campionati Italiani outdoor, la stagione sportiva americana finisce verso fine maggio perciò faccio in tempo ad essere presente sicuramente alla finale CDS e ai Campionati Italiani, ci tengo molto. Non vedo l’ora!

La nostra Paola ha le idee molto chiare ed è pronta a ripartire per vivere il suo sogno sportivo americano nel cuore degli Stati Uniti, dove siamo sicuri farà parlare di sé. La squadra le augura un anno pieno di successi. Ti aspettiamo in estate!

Sofia Barbè Cornalba