Testa bassa, correre e fare risultato. E’ la formula della semplicità del successo, tanto elementare quanto difficile da mettere in pratica. Ma dove c’è passione, talento e l’allenamento giusto, lì trovate René Cuneaz (sopra, nella foto d’archivio di Roberto Mandelli).
Il nostro atleta valdostano, 34 anni compiuti il giorno di San Valentino, ha rimandato di qualche giorno i festeggiamenti con la sua innamorata: la maratona.
Domenica 20 febbraio a Siviglia, nella Zurich Maratòn, René ha rinnovato il suo amore con i 42 km regalandosi il nuovo primato personale di 2h12.48. Un tempo incredibile, un crono che si fa beffa del tempo che passa, che migliora di quasi 3 minuti un personale corso nel 2016 a Francoforte.
Spagna batte Germania, René batte soprattutto sé stesso e i tanti problemi fisici che lo hanno frenato sempre sul più bello. Il primato di René Cuneaz è la vittoria di un atleta non professionista, un runner lavoratore che incastra lunghi e ripetute tra un turno e l’altro, un atleta che corre più forte di tanti professionisti.
Questo tempo è anche l’ennesimo successo di un allenatore come Giorgio Rondelli, capace di tirar fuori il meglio da ciascun atleta, che sia un campione olimpico o un campione italiano. Maieutica dell’atletica.
Cosa succederà ora al tricolore 2019 di maratona? Facile viaggiare con la fantasia e sognare, ma urge restare con i piedi per terra, anzi sull’asfalto. Tacere anche un po’ per scaramanzia, sì. Però, iniziare a chiedere una settimana di ferie in concomitanza dei Campionati Europei di Monaco di Baviera a metà agosto, ecco quella è un’opzione di cui tenere conto.
Bisogna essere uomini concreti e sognatori insieme. Bisogna essere un po’ René Cuneaz, tutti dovremmo esserlo un po’. Si può arrivare molto lontano.