Il CUS Pro Patria Milano ha in casa una promessa azzurra, o meglio sembrerebbe più una certezza: Francesco Inzoli, milanese di 17 anni e brillante studente-atleta al Liceo Scientifico “Gonzaga” di Milano, è da sempre considerato un talento.
Sin dalla categoria Esordienti aveva le idee chiare: conquistare il gradino più alto dei Campionati Italiani CSI, e da lì fino ad arrivare alla recente medaglia di bronzo dei Campionati Europei U18 a Gerusalemme (foto sopra archivio Grana/Fidal).
Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio e raccontarci la sua prima esperienza in maglia azzurra.
Da quanto pratichi atletica e come hai scelto di dedicarti a questo sport?
Non ho praticato subito atletica, ho fatto nuoto dai 5 agli 8 anni e in terza media ho provato un anno di tennis, ma non erano nelle mie corde. Dal 2013 pratico atletica, ma è stato un caso: da piccolo volevo fare calcio, i miei genitori non ne erano entusiasti, perciò con la scusa che “per giocare a calcio devi saper correre bene” mi hanno iscritto ad atletica. Subito dopo le prime lezioni ho partecipato ad una gara: l’ho vinta, mi sono divertito e da lì ho continuato. Mi piace molto correre, ma il salto in lungo è sempre stata la disciplina migliore in cui esprimermi.
Dal 2019 sono entrato nel CUS Pro Patria e sono allenato da Rosa Anibaldi e da quest’anno con la supervisione di Paolo Brambilla per quanto riguarda il salto in lungo, allenandomi tra il centro Saini di Milano e Treviglio.
Parliamo dei tuoi successi: titoli italiani, quanti, quali ed emozioni?
Il primo titolo l’ho conquistato da Esordiente nel 2015, nel Campionato Italiano CSI nel salto in lungo. Mi è sempre stato detto che vincere i campionati italiani era un grande obiettivo, ed è quello che cerco di perseguire sempre dando il meglio. Quando sono passato alle gare Fidal, ho principalmente continuato a fare salto in lungo, anche se fino al primo anno di Cadetto mi dedicavo anche al mezzofondo. Ooi ho deciso di accorciare le distanze fino al massimo a 400m e continuare con il lungo come disciplina principale, da sempre quella che mi dà più stimoli.
Al secondo anno da Cadetto a Forlì ho vinto il mio primo titolo italiano Fidal. È stata una grandissima emozione aver raggiunto il mio obiettivo e con 7.11m, la seconda miglior misura italiana di categoria all time.
L’ultimo titolo è stato quello di Rieti nel 2021, sempre nel salto in lungo. Sono contentissimo dei risultati ottenuti, anche perché rappresentavano il minimo di partecipazione ai Campionati Europei Under 18 di Gerusalemme, che purtroppo a causa della pandemia non sono stati svolti gli anni scorsi.
Quest’anno invece sono arrivato secondo ai campionati italiani nel salto in lungo, ma nonostante ciò sono soddisfatto della mia prestazione perché arrivavo da un periodo travagliato: durante queste due ultime stagioni ho avuto degli intoppi durante la preparazione, nella scorsa per problemi legati alla crescita e in questa per un lungo infortunio al bicipite femorale che non mi ha permesso di preparare la stagione.
La maglia azzurra ed il bronzo agli Europei di Gerusalemme: cosa hai provato ad indossarla per la prima volta e a portare anche un risultato così importante?
L’obiettivo della stagione erano proprio gli Europei. Aver centrato il minimo proprio all’ultimo salto dei campionati italiani, al termine della scadenza, lo ha reso ancora più speciale.
Ho fatto due raduni nazionali in precedenza per conoscere la squadra e i compagni che sarebbero partiti con me a Gerusalemme. Si è creata un’atmosfera bellissima, siamo diventati un gruppo di amici in viaggio. Non era la prima volta che affrontavo una gara internazionale, perciò ero tranquillo e sapevo di poter fare bene dopo Rieti.
In gara non sentivo pressione, il mio obiettivo era già stato raggiunto con la partecipazione, anche perché la misura di qualifica era superiore al mio primato stagionale, ma ero molto fiducioso. Infatti ho centrato la qualifica al primo salto, e mi sono caricato per la finale.
La finale è stata una gara molto lunga. Alla prima prova ho saltato 7.58 (ventoso), da lì in poi ho gareggiato per migliorarmi, sapevo di essere nelle condizioni di puntare al podio dopo la qualifica.
Come è stato condividere la gara ed il podio con il tuo compagno di squadra Mattia Furlani?
Io e Mattia non ci siamo mai allenati insieme se non per provare qualche salto direttamente a Gerusalemme. Ha sempre fatto principalmente salto in alto, anche ai raduni, ma già ci conoscevamo e ci siamo sostenuti a vicenda. La parte più emozionante è stata condividere il podio e l’inno nazionale, di solito dedicato al primo classificato, ma questa volta ho potuto godermelo anche io. L’atmosfera post gara è stata fantastica, hanno espresso tutti orgoglio e festeggiato con noi.
Quali sono i prossimi obiettivi per il futuro?
Sono in fase di riposo data la mancata convocazione a Cali per i Campionati Mondiali under 20. Sono pronto a riprendere la preparazione per la prossima stagione e la finale CDS a settembre.
Non ho nessun grande appuntamento in vista, ho due semplici obiettivi: atleticamente voglio solo allenarmi al meglio. Gareggiare è bello sì, ma solo nelle giuste condizioni, nella scorsa stagione non è stato possibile per un problema al bicipite femorale. L’altro obiettivo è la scuola: l’anno prossimo affronterò la maturità (a 18 anni, ndr) e vorrei prepararmi al meglio per il test di Medicina.
Francesco è un ragazzo talentuoso, determinato, ma soprattutto ha i piedi per terra (anche se non si direbbe visti i risultati del salto in lungo) e sa cosa vuol dire lavorare sodo tra studio e sport per raggiungere i propri obiettivi.
È sulla strada giusta e noi ci auguriamo di continuare a vederlo indossare la maglia azzurra e quella bianco blu di casa.
Sofia Barbè Cornalba